C'è stato un tempo in cui andare a giocare in carcere era davvero percepito come un servizio e un progetto dal grandissimo valore sociale e di prossimità. Ora, complici i tempi pessimi e individualisti che stiamo vivendo, è diventato complicato riuscire ad organizzare un'attività costituita tra le mura delle case circondariali. Lo scorso sabato però, dopo mesi e mesi di allenamenti, la squadra del San Victory Boys è riuscita a disputare, finalmente, una vera partita contro il San Giorgio Albairate, società CSI che ha aderito con entusiasmo al percorso proposto. 

Match sul campetto del terzo raggio e poi terzo tempo insieme ai detenuti, alla nostra responsabile del progetto Lucia Teormino e all'arbitro Mariosa.
Ecco il racconto della mattinata nelle parole di Simone Gioia, allenatore che per CSI Milano segue la squadra dei detenuti milanesi.

"Sabato 13 gennaio 2024. Dopo tanti allenamenti, ecco arrivato finalmente il giorno della partita: il debutto ufficiale dei San Vittore Boys, la squadra che alleno nel III raggio. Ore 12.40. Ci si ritrova davanti l’ingresso della Casa Circondariale “Francesco Di Cataldo” assieme a Lucia e Gianni, e assieme al S. Giorgio Albairate: la squadra che ha accettato di venire a giocare “in carcere”, lontano da qualsiasi pregiudizio. Chapeau. Superato uno stallo burocratico iniziale, intorno alle 13.10 finalmente si può entrare: badge, consegna chiavi, apertura armadietto, via dentro tutto ciò che sia elettronico; controlli di rito. Primo step superato.

Si arriva finalmente nel raggio 3, lì dove ci aspetta il secondo step. Ma questa volta è tutto agevolato, i detenuti sono già in campo: si può finalmente entrare. E così ci dirigiamo tutti dentro le mura di quel piccolissimo campo a cui però sono già affezionatissimo. Difficile esprimere i sentimenti che ho provato all’ingresso, appena ho messo piede: la squadra tutta al completo, in maglia bianca come da divisa da gara, “supporto dagli spalti”, rumore del pallone, allegria: insomma, il classico clima partita. Un’atmosfera bella, che non si dimentica. Arriva il momento di parlare alla squadra, le solite raccomandazioni, comunicare la formazione titolare, le premesse, le regole; poi il riscaldamento: è tutto davvero pronto, l’esordio dei San Vittore Boys sta arrivando.

Arriva finalmente il fischio dell’arbitro, ci si schiera in campo, il San Giorgio Albairate si presenta in divisa verde, sguardo al cronometro, agli occhi dei giocatori. E c’è tensione, anche senza parlare. Basta lo sguardo per capirlo. E il primo a esserlo sono io, che quella partita la sta per vivere da fuori, per la prima volta da bordo campo e non in campo. È una situazione strana, anomala. Ma estremamente piacevole. Sul campo la squadra si comporta bene, gioca da squadra, proprio come da mia richiesta. Lotta su ogni pallone. Segna e subisce, va avanti e passa sotto. Ma ha la forza di rialzarsi e di riprenderla, di capovolgere il risultato. Entrano e giocano tutti. È un’amichevole ma in fondo è una grande festa. E nessuno ha voglia di far brutta figura alla prima, tutti vogliono vincere. E vinciamo noi alla fine, con uno scarto di tre gol e tanto merito.

Sorrisi, abbracci, pacche sulle spalle, risate: a fine gara è una festa. Meritata. Perché la squadra si è comportata da squadra. C’è tempo anche per il terzo tempo finale. Poi è tempo dei saluti: i detenuti salgono le scale per tornare ognuno nel proprio piano, nella propria cella. Ma vanno via col sorriso, ci si dà appuntamento a martedì, per un nuovo allenamento. E perché sabato ci aspetta un’altra partita, un’altra festa. Ma lasciatemelo dire: è stata davvero una bella giornata, una di quelle giornate che fanno bene al cuore. E che meritano di essere ricordate".

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