Un corso arbitri calcio per richiedenti asilo
È iniziato sabato 6 novembre un nuovo corso arbitri calcio che vede iscritti una decina di ragazzi con una fortissima passione per lo sport e la figura dell’arbitro. La caratteristica davvero speciale di questo corso è proprio questa: nonostante il contesto in cui si tiene (un capannone di una ex fabbrica ora adibito a centro di accoglienza), e nonostante la delicatezza e la precarietà delle vite che in quel luogo si incrociano (ragazzi richiedenti asilo provenienti da luoghi di privazione e guerre), ha la potenza di essere semplicemente e meravigliosamente un corso arbitri calcio CSI come tutti gli altri, con ragazzi giovani e uomini adulti che hanno voglia di diventare direttori di gara.
La bellezza dello sport in ogni suo ambito sta tutta in questa capacità di regalare quotidianità, normalità, prospettive e possibilità in qualunque contesto. La prima lezione è stata condotta da Giuseppe Riso, referente Gruppo Arbitri Calcio, che per due ore ha spiegato ai dieci ragazzi presenti le prime regole base fondamentali per un arbitro. "Mi sono sembrati davvero interessati, qualcuno ha già delle esperienze nel suo paese di origine -ha detto Riso- potremmo pensare di coinvolgere qualche società vicina così che possano magari arbitrare le partitelle di allenamento delle squadre e iniziare a fare pratica mentre facciamo il corso, hanno davvero voglia di esercitarsi sul campo”.
Il progetto nasce da un lavoro congiunto tra il CSI Milano e l'associaizone Acuarinto nella figura di Marzia Giudici, Assistente Sociale degli ospiti del centro, che dice: “I ragazzi richiedono un’esperienza di questo tipo da anni ormai, e l’idea che potessimo rivolgerci al CSI mi è stata data da Luca Traverso dell’ Orpas, una vostra società -ha spiegato La Dottoressa Giudici- Questo percorso è di un’importanza estrema per ragazzi, uomini che hanno come urgenza primaria quella di integrarsi al meglio, costruire prospettive. Sono qui perché a loro spetta di diritto la protezione umanitaria, ma purtroppo i tempi che dovrebbero essere di qualche mese, per tutti loro sono diventati di anni e anni. Per questo conta che nel frattempo acquisiscano competenze, attestati. Il corso arbitri per loro è rigenerativo, è possibilità di integrazione attraverso un linguaggio universale come quello dello sport, è un arricchimento umano e valorizza le loro passioni di vita”.
Alla fine della prima lezione si è avvicinato Y. Dal Gambia, e parlando con Giuseppe ha detto: “Grazie, non avevo mai avuto una possibilità”. La prima lezione si è chiusa con queste parole che da sole hanno spiegato meglio di altro, il senso di questo nuovo corso arbitri partito in un SAI, il centro di seconda accoglienza.