Preti in campo per allenare i giovani
Don Emanuele e don Adriano al servizio della società sportiva
Le società sportive sono parte integrante della comunità pastorale. Oggi più che mai. Abbiamo incontrato due preti, don Emanuele e don Adriano, che quest'anno indosseranno la divisa della società sportiva per allenare i ragazzi.
Sono storie vere che raccontano quanto lo sport sia importante per educare i ragazzi a crescere in un percorso pastorale ed educativo. Sono anche testimonianze dell'importanza di mettersi al servizio della comunità per accogliere e prendersi cura di chi la abita.
Ecco cosa ci hanno raccontato:
Milano, viale Monza 224, oratorio della parrocchia di San Michele Arcangelo, sede della società sportiva Ritrovo Giovanile Precotto e nuova casa di don Emanuele Clerici. Dal 1 settembre 2018 la comunità ha aperto le porte della parrocchia al nuovo prete, un giovane di 38 anni che arriva da una precedente esperienza nella comunità pastorale di Locate Triulzi.
Abbiamo incontrato don Emanuele che, solo pochi giorni dopo il suo arrivo, ha dato la sua disponibilità ad allenare una squadra della società sportiva Rgp Precotto.
“Ho trovato una società sportiva nata, cresciuta e che vive in oratorio”. – racconta entusiasta don Emanuele – “Un’associazione che desidera collaborare attivamente al progetto educativo. Prima ancora di approdare qui sono stato invitato al consiglio direttivo della società sportiva. I componenti di questo gruppo sono state le prime otto persone che ho conosciuto. Partecipo volentieri a questi incontri perché voglio dare una mano, offrire qualche idea, condividere le scelte e camminare insieme. Il primo impatto è stato molto positivo, sono stato accolto da persone che hanno davvero voglia di mettersi in gioco. Ho trovato persone molto incuriosite e desiderose di fare crescere ancora di più questo luogo.
Un pomeriggio, passeggiavo nel mio ufficio, e mi hanno chiesto di allenare una squadra di calcio. Ho accettato subito ben volentieri. Allenerò i ragazzi della categoria under 12, nati nel 2007. Una sfida entusiasmante perché è un’età molto delicata. Per loro è il primo anno alla scuola media e finiscono il percorso del catechismo con la cresima. Storicamente è l’anno in cui spesso si inizia a lasciare il cammino dell’oratorio. Avere con loro un aggancio sportivo sicuramente mi permetterà di conoscerli e di fare nascere un rapporto che li aiuti a continuare a vivere la comunità.
Ho già conosciuto il gruppo, alcuni li vedo a scuola e nei corridoio mi chiedono sempre quando ci vediamo in campo. Direi che l’entusiasmo c’è e siamo pronti per affrontare insieme questa stagione sportiva.
Per me non è la prima esperienza da allenatore. A Locate Triulzi allenavo una squadra di calcio bambini di 8 anni, li ho seguiti per 3 anni, dalla terza elementare alla prima media.
Non ho giocato a calcio in passato, mi sono appassionato a questo sport ricoprendo un altro ruolo altrettanto importante ed appassionante. Sono stato un arbitro di calcio fino al 2002. Un’esperienza nata per caso al quarto anno di liceo con alcuni compagni di classe. Abbiamo visto la pubblicità di un corso che facevano nella nostra città e abbiamo deciso di iscriverci insieme. È stata una scelta impegnativa perché l’arbitro è sempre sotto gli occhi e le “ire” di tutti.
Qualcuno che dia una mano a giocare serve sempre, anche nelle partitelle di oratorio. C’è di bisogno di persone che diano un ordine. Fare l’arbitro vuol dire mettersi al servizio degli altri e permettergli di giocare nel rispetto delle regole. Vedo tanti ragazzi che si allenano, giocano e poi danno una mano agli altri arbitrando le loro partite. Mettersi al servizio è una capacità fondamentale che caratterizza tutte le persone che vogliono bene alla comunità e che vogliono percorre insieme il cammino di crescita".
Mettersi al servizio della comunità e per la comunità. Questo è il forte messaggio che don Adriano Castagna ha voluto dare alla sua comunità alla fine di una messa annunciando la sua decisione di allenare una squadra di calcio. Don Adriano ha 50 anni ed è prete dal 1994. Dal 2009 è parroco della comunità pastorale Santi Piccoli Martiri Innocenti di Milano che comprende la parrocchia di Santa Teresa Parrocchia S.Teresa del Bambin Gesù e la chiesa di San Basiglio. È uno dei cinque fondatori della società sportiva Us Gorla 1954. Le sue responsabilità sono tante, i suoi impegni sono molteplici, ma il suo bene per la comunità non lo ha frenato davanti alla scelta di diventare l’allenatore della squadra di calcio dell’oratorio di via Asiago, 3.
Una scelta che vuole comunicare il bisogno di avere figure disponibili a prendersi cura delle persone che abitano la parrocchia.
“Negli oratori dove sono stato sacerdote ci sono sempre state le società sportive e sempre ho dato il mio apporto” – afferma don Adriano Castagna. “Credo che lo sport in oratorio sia una delle attività educative che si possono rivolgere ai ragazzi e sono parte integrante della vita parrocchiale se fatte con un certo criterio e con certe direttive. Ho sempre supportato l’impegno dei vari dirigenti e allenatori verso il mondo dei ragazzi e degli adolescenti. Durante la messa, qualche domenica fa, ho comunicato ufficialmente la mia scelta di allenare la squadra di calcio categoria ragazzi, under 14.
Una scelta dettata dalla mia grande passione per il calcio. Da ragazzo giocavo nella squadra di calcio a 11 del mio oratorio. Ho fatto il portiere e il centrocampista. Qualche anno fa c’era una nazionale italiana e ogni tanto venivo convocato per giocare. La mia decisione di ricoprire il ruolo di allenatore ha anche una motivazione più profonda. La comunità cristiana ha bisogno di gente che si metta al servizio dei ragazzi e della comunità stessa. Anche l’allenatore prima di essere un insegnante di calcio è un educatore che si mette al servizio dei più piccoli. Se facciamo parte di una comunità dobbiamo anche metterci al servizio e non solo chiederlo.
Dedicare del tempo ad allenare una squadra non è uno spazio che viene a posteriori dal resto “se non ho niente da fare lo faccio”, ma è un impegno importante che ha la stessa dignità degli altri. Se non c’è l’allenatore, non mando a casa i ragazzi, scendo in campo e li alleno io.
Credo nella società sportiva perché è un modo, all’interno della comunità, per educare i ragazzi al rispetto. Oggi manca il rispetto delle regole, manca il rispetto umano, manca l’integrazione dei diversi. La società sportiva è il luogo in cui si imparano questi principi in modo naturale. I ragazzi si iscrivono ai campionati e giocano insieme, ma per farlo bisogna seguire delle regole.
Sono pronto! Tutti i venerdì, dalle 17.00 alle 18.30, scenderò in campo con la squadra per educarli al rispetto delle regole attraverso il gioco del calcio.
Un’azione concreta che vuole valorizzare l’alleanza tra la società sportiva e la parrocchia. Ho sempre partecipato agli incontri del consiglio direttivo della società come assistente spirituale. Cerco di supportare moralmente il lavoro e la passione di tutti i volontari che si impegnano quotidianamente per gestire l’associazione. La stessa cosa accade anche nel consiglio pastorale a cui partecipa un rappresentante della società sportiva.
Nel nostro statuto, revisionato nel 2015, sono indicati i principi comportamentali ed educativi condivisi con tutta la comunità. Non abbiamo un patto educativo formale firmato, ma le azioni concrete che mettiamo in campo mostrano un’alleanza consolidata che può solo crescere".