Kayròs: fare sport per allenare la persona
Intervento di don Claudio Burgio
L’associazione Kayrós nasce nel 2000, in una parrocchia della periferia di Milano a Lambrate; erano tanti i ragazzi stranieri che frequentavano l’oratorio, erano diventati praticamente di casa, così, per iniziativa delle famiglie e dei i giovani della comunità abbiamo deciso di far nascere un’associazione che si occupasse di accoglienza e sostegno in situazioni di difficoltà.
Abbiamo cominciato con qualche ragazzo straniero; oggi, oltre a loro, aiutiamo anche giovani che vengono dal carcere minorile Cesare Beccaria di Milano. Agli inizi eravamo una realtà piuttosto alle prime armi, non avevamo competenze e professionalità specifiche, eravamo nati dal basso in modo molto spontaneo; è forse stata la fede nella nostra missione d’accoglienza, quella che era stata l’origine di tutto, una delle leve che maggiormente ci hanno spinto a crescere: abbiamo imparato presto a leggere e comprendere certe situazioni, abbiamo dedicato tempo e attenzione a formarci, siamo diventati più competenti e, negli ultimi tre anni, il nostro centro ha preso forma dal punto di vista fisico (dal 2015 abbiamo un unico centro presso cui convergono diverse comunità d’accoglienza), giuridico e di servizi. Quello che offriamo ai nostri ragazzi non è semplicemente un posto dove dormire: ci occupiamo di prima accoglienza, di guida nella crescita, ascoltiamo le difficoltà di giovani e famiglie, accompagniamo i ragazzi più grandi nella ricerca di un lavoro e nella conquista di reale autonomia. Gestiamo anche una serie di attività per la “vita di tutti i giorni”: si va dall’ambito sportivo – la nostra squadra di calcio è iscritta a un campionato del Centro Sportivo Italiano – alla cucina, una novità che ci sta dando grandi soddisfazioni, passando per il teatro e la musica. Con questi laboratori aiutiamo i ragazzi a vivere esperienze educative davvero importanti; siamo sempre affiancati e supportati da un buon numero di professionisti e volontari.
Le nostre attività sono ottime palestre di vita: uno dei nostri primi ragazzi, un gran calciatore, veniva dal Camerun, ha cominciato ad allenare, poi è diventato educatore in comunità, oggi è mediatore culturale e, ancora appassionato di calcio, capita organizzi eventi sportivi. Altri ancora hanno scoperto il loro talento nella musica o nel teatro, altri ancora hanno deciso di riprendere gli studi anche a livello universitario.
La comunità è un avamposto, un laboratorio; in Kayrós convivono italiani, stranieri, culture diverse, tutti però hanno desideri di autorealizzazione, di amicizia, di fede, non necessariamente cattolica, capita spesso che chi soffre di più abbia un maggiore desiderio di spiritualità.
Non tutte le nostre storie hanno un lieto fine, alcuni dei nostri ragazzi hanno imboccato strade sbagliate, lo diciamo senza vergogna, noi però continuiamo ad accogliere giovani, dai più diversi passati, perché crediamo profondamente nel valore dell’integrazione.
Don Claudio Burgio
fondatore e presidente di Kayròs
comunità di accoglienza per minori e maggiorenni in difficoltà
www.kayros.it
Una squadra che ci mette il cuore
Intervista a Loris Ceresa - dirigente accompagnatore della Ac Kayròs (nella foto)
Di stori belle, nello sport, ce ne sono sempre da raccontare. Anche per i ragazzi della comunità di Kayròs lo sport rappresenta una bella cosa. Questo avviene da oltre dieci anni, anche se cambiano i nomi, i volti, le storie e le nazionalità. In una comunità di accoglienza per ragazzi difficili non puoi metterti in testa di conseguire un risultato a tutti i costi, perchè il risultato che ti giochi sul campo non è quello sportivo, ma è quello che appartiene alla tua vita, a ciò che verrà, a ciò che sarai capace di conquistarti. «Di per sè, la Ac Kayròs è una squadra anche al di fuori del terreno di gioco» – racconta Loris Ceresa, 30 anni, educatore all’interno della comunità fondata da don Claudio Burgio (di cui è l’allenatore), laureato in scienze motorie e dirigente accompagnatore della stessa da circa 2 anni. La formazione di Kayròs è iscritta al campionato Top Junior di calcio a 7 del Csi Milano. «Sono comunque una squadra, dicevo, perchè i ragazzi sono abituati a vivere insieme nella comunità, e sul campo cercano di dare il meglio di sè. Lo sport, il calcio in questo caso, li arricchisce molto, è uno strumento di aggregazione forte e incisivo; ci aiuta a valutare, di volta in volta, il nostro cammino in termini educativi, sportivi e di crescita. Oltre il risultato, guardiamo con maggiore attenzione al fattore integrazione, che per questi giovani è assolutamente determinante».
In ogni caso crederci non guasta e la stessa classifica del campionato dà Ac Kayròs al 3° posto. Alcune volte, però, la delusione ha il sopravvento perchè si chiama sconfitta. Non di certo per mano dell’avversario. «Succede quando un ragazzo abbandona il proprio percorso, fatto di tanti step e di tantissime attività e interessi» – prosegue Loris – «quando abbandona la squadra, quella di gioco e della comunità. Non hanno creduto in se stessi fondamentalmente, ma ciò non significa che, pur accettando una sconfitta, non si faccia il possibile per ricominciare, insieme e più forti». Metafore sportive? Non proprio. Ogni azione, istante, sacrificio e rinuncia affrontata da questi ragazzi nel percorso in comunità, un percorso variegato e fatto di tanti progetti a cui appassionarsi, si riflette a specchio anche nella vita del gruppo sportivo. Come le gioie e le soddisfazioni. Che diventano comuni. «Quando termina una stagione sportiva» – conclude Loris – «la cosa bella è vedere come tutti i nostri ragazzi attendono con ansia la ripresa di quella successiva. Lo sport gli manca, come quella complicità che si crea in campo, fatta di abbracci, di sguardi, di arrabbiature, di tecniche studiate, che ogni volta li aiuta a rimettersi in gioco. Come la soddisfazione che li coglie quando altre squadre ci fanno i complimenti... “Come fate?” mi chiedono. Ci mettiamo il cuore».