Una squadra lunga 10 anni
Formare una squadra vera, con un nome, uno sponsor, una maglia uguale per tutti
L’età avanza, i sogni di bambino di diventare calciatore vero sono ormai stati superati da un lavoro normale, una famiglia, una compagna o altro. Eppure quella “passionaccia” di preparare la borsa, gli scarpini, la tuta, i parastinchi e volare, nel tempo libero, a giocare la partita di pallone ci accompagna sempre, almeno fino quando il fisico ce lo consente. Chi lo fa per tirare solo due calci, per autoconvincersi che ci sa fare anche lui e che solo la sfortuna gli ha impedito una carriera da professionista, chi per cercare di salvare, dai trent’anni in su, quel che resta del fisico più o meno asciutto di un tempo.
Così può accadere che dalla semplice sgambata nasca l’idea più ambiziosa, quella di formare una squadra vera, almeno nelle intenzioni. Con un nome, uno sponsor, una maglia uguale per tutti e che partecipi a un campionato nel quale, alla fine, si vinca qualcosa. Una coppa, per quanto altamente simbolica, che stia a certificare chi è riuscito a trionfare su tutte le altre nel torneo Amatori. Impresa praticamente impossibile per chi, come la squadra che viene narrata in questa storia (vera), ha raccattato un po’ di tutto: tre-quattro giocatori dal discreto passato, ma anche gente ferma da molti anni, altri abituati alla partitella della domenica mattina con i giubbini a fare da pali delle porte, o addirittura personaggi che non hanno mai calciato un pallone, o quasi. Un gruppo che comunque ha finito con il creare solide e durature amicizie.
Qui si racconta di una delle tante formazioni amatoriali che popolano le nostre provincie e che scandiscono secondo i medesimi ritmi, quasi tribali, i loro percorsi settimanali: gli allenamenti fatti soprattutto solo per giocare, le cene in compagnia con l’illusione, poi, di fuggire dalla monotonia, la partita del sabato, le sconfitte, le vittorie e le incazzature che il giorno dopo passano, perché la routine ci riassorbe. Però ci si sente calciatori veri, anche solo per qualche ora, dal momento in cui si posa per la fotografia, a quando si discute con l’arbitro per episodi dubbi, fino all’esultanza sotto l’esiguo manipolo di amici che ai nostri occhi assumono le sembianze di una Curva zeppa di tifosi vocianti. Per noi.
L'autore
Alberto Sogliani è nato e vive a Mantova, dove si divide tra le professioni di insegnante e giornalista sportivo. In queste vesti è attualmente collaboratore del quotidiano La Gazzetta di Mantova, ma ha lavorato in precedenza per La Voce di Mantova, il Corriere dello Sport-Stadio e, soprattutto, La Gazzetta dello Sport. Ha lavorato anche per le televisioni, in particolare per Mantova Tv, mentre partecipa tuttora spesso a trasmissioni per Telemantova e talvolta anche ad altre emittenti locali. Come scrittore ha esordito nel 2007 con Nove (Editoriale Sometti) coordinato insieme all’ex calciatore (ora allenatore) Gabriele Graziani, mentre nel 2012 per i tipi di Tre Lune, con il collega Alberto Gazzoli, ha pubblicato Calci, carezze e sgambetti, ovvero la storia di Gustavo Giagnoni, ex tecnico di varie squadre di calcio tra cui Mantova, Torino, Roma e Milan. Nel 2011, come addetto stampa della società Mantova Fc, ha ideato e progettato la mostra 100 anni insieme, dedicata al centenario del club biancorosso, scrivendo tutti i testi del catalogo ufficiale e curando anche l’apparato multimediale dell’esibizione. Nel 2014 ha scritto la novella Samuel e la montagna, inserita nel volume La favola dello sport, conclusione di un progetto svolto nelle scuole di Mantova e Verona, il cui obiettivo era quello di far incontrare personaggi del mondo dello sport con i ragazzi, per trasmettere i sani principi, i valori e gli ideali corretti delle varie discipline sportive.
Autore: ALBERTO SOGLIANI
Edito da: Gilgamesh Edizioni
Prezzo copertina: 14 Euro
Pagine: 128