LA TATTICA DELL'ENTRATA AVVOLGENTE
10 novembre 2022
Siamo qui a suggerire una tattica per allenatori che si ritrovano ad avere tra le mani una squadra di adolescenti e dintorni. Una tattica che, incredibilmente, vale per chi allena calcio, pallavolo e pallacanestro allo stesso modo. Stiamo parlando "entrata avvolgente”.
Il ragionamento è semplice: decisivo per un allenatore è riuscire ad entrare nella vita dei suoi ragazzi, giovani che spesso all’inizio sembrano un po’ distanti, insensibili a volte, quasi scocciati se si prova a parlargli e a coinvolgerli. Spesso danno l’idea di costruire muri e distanze. Fanno così, ma non è quello che vogliono. In realtà non vedono l’ora di incontrare qualche “buon maestro” capace di appassionarsi davvero a loro e alla loro vita. Per riuscire ad entrare in contatto con loro bisogna cercare con pazienza la combinazione giusta, non serve parlargli solo di sport o di quello che secondo noi li dovrebbe interessare. Serve ascoltarli, non giudicarli, ed appassionarci ad ogni aspetto della loro vita andando alla ricerca di quella cosa speciale che ci permetterà di entrare nel loro cuore.
Racconto la storia vera di Francesco, un ragazzo più che bravino a giocare ma con un atteggiamento tutto suo. Francesco è quello dello “sbatti”. È svogliato e apatico per vocazione. “Mister ma anche oggi ci fa correre? Sì, ma che sbatti”; “Mister ma la convocazione è domenica mattina alle 9 davvero? Ma bisogna alzarsi presto, che sbatti”; “Mister c’è la riunione mercoledì sera? Sì, ma che sbatti”. Difficile davvero farlo appassionare a qualcosa, ma il segreto è continuare ad ascoltarlo e a farlo parlare della sua vita. Un giorno, nello spogliatoio, Francesco sta sfogliando una rivista di fotografia:
“Ma ti piace la fotografia?”
“Si, mister un sacco”.
“Senti ma perché non facciamo un servizio fotografico per tutta la squadra e magari il calendario della squadra?
E poi, potresti fare le foto delle partite dei piccoli”.
Può sembrare banale ma il gioco è fatto. Quell’idea di proporgli di fare il fotografo ufficiale della società sportiva diventa la chiave per entrare nella vita di Francesco. Preso da quella angolatura lui si apre, si fida e si affida, cambia atteggiamento. Siccome tocca con mano che noi ci appassioniamo alla sua vita ed alle sue passioni, lui si appassiona alla vita. Diventa facile dirgli: “Senti ma dammi una mano in allenamento. Al posto che dire sempre. che sbatti … aiutami a generare entusiasmo e ad allenarci bene …” . Incredibilmente funziona, Francesco è sempre Francesco, non è cambiato ma è cambiata la nostra tattica di relazionarci con lui. Siamo passati dal “ti deve interessare quello che interessa a me e ti sgrido se non ti impegni” al “mi appassiono della tua vita ed a te come persona al di là dell’allenamento e della partita”. Un bel modo di entrare nella vita dei ragazzi. L’abbiamo chiamata “entrata avvolgente” perché se si ha la pazienza di ascoltare e di riprovare con pazienza, qualcosa che appassiona i ragazzi si trova sempre. Anche i ragazzi che sembrano più chiusi, più svogliati, più difficili hanno sempre qualcosa che ci permette di entrare nella loro vita. Spetta a noi cercarlo. Una volta entrati si apre tutto un altro mondo e si aprono praterie infinite se siamo davvero interessati ad accompagnare e sostenere i ragazzi nella loro vita. Se invece siamo solo interessati a loro come giocatori, nel senso che il massimo della nostra aspettativa è che si allenino seriamente con impegno e che diano il meglio di sé sul campo, allora il ragionamento è diverso. Capiterà di vivere insieme anche per dieci mesi (fatti di allenamenti e partite) restando sempre sulla porta della vita dei ragazzi senza riuscire ad entrare. Magari li alleneremo bene, magari vinceremo qualcosa, ma non riusciremo ad incidere davvero nelle loro vite.
Per questo proponiamo a tutti di diventare esperti di “entrate avvolgenti”. È bello sentire un ragazzo che dice mentalmente a sé stesso: “Oh ma a questo mister qui io interesso davvero. Per lui sono importante, lo sento. Ma sono importante come persona non come giocatore”. Se i ragazzi arrivano a “sentirsi pensati”, abbiamo già vinto.