Le tentazioni di Paolino
10 dicembre 2021
Paolino è, prima di tutto, una gran brava persona.
Una di quella “nate e cresciute“ in Oratorio.
Paolino, da anni, é anche un bravo allenatore. E'uno di quelli appassionati che studia e si prepara. È uno di quelli che prende sul serio il suo ruolo.
Soprattutto è uno di quelli che sanno “stare“ e che vogliono bene ai ragazzi.
Ma, come tutti, ha le sue tentazioni e i suoi momenti di debolezza. Qualche volta, senza rendersene conto, finisce per mettere il calcio al primo posto.
Qualche esempio? Qualche settimana fa l'ha combinata un po’ grossa.
Aveva in rosa dei ragazzi sottoposti alla misura di “sorveglianza vigilata“ dalla scuola per possibili contatti Covid. Come sapete in questi casi i ragazzi non sono in quarantena obbligatoria e, fuori dalla dimensione scolastica, non sono sottoposti a vincoli di legge. Il buon senso però dice: ”se hai un numero sufficiente (e forse anche se non c’è l'hai) per giocare la partita non convocarli“. Bene, Paolino ha fatto esattamente il contrario. Certo, complici i genitori che li hanno mandati. Ma lui li ha regolarmente convocati perchè la partita era di quelle “di cartello“.
In un'altra occasione invece ha ceduto alla tentazione del dribblare il senso delle cose. Allenava una categoria di quelle dove, da regolamento, devono giocare tutti. La partita era tosta ed ecco allora che il “gioco“ é presto fatto. Quelli scarsi non vengono convocati anche se stanno bene e si sono allenati con impegno. Portarli avrebbe significato farli “obbligatoriamente giocare“. Meglio andare con una rosa ridotta all'osso e portare a casa la partita. Certo, qualche discussione con i genitori c’è stata ma, nella testa di Paolino, meglio che avere mille rimpianti per una partita che poteva andare diversamente.
Nella sua carriera anche qualche discussione con gli arbitri (in un certo senso ci sta, se si tratta di poche volte, direte voi). Più faticosa da accettare qualche discussione con il Don per questioni di “sovrapposizione“ tra allenamenti e catechismo o per priorità di impegni della Comunità che obbligavano a spostare partite di campionato.
Un vero peccato perché Paolino è uno di quelli che va a Messa e che dà una mano ogni tanto in Oratorio. Non vive la comunità con impegno e convinzione, ma bazzica regolarmente in oratorio.
Alla fine, nelle poche discussioni con il don, Paolino si é sempre adeguato… ma i ragazzi hanno capito che non era convinto e che dentro di sèsbuffava dicendo: "ecco adesso ci tocca pure spostare la partita per questo benedetto ritiro o cose simili“. Attenzione, non stiamo criticando Paolino.
Come dicevamo allena da anni. E complessivamente é sempre stato un buon educatore e un buon mister. Abbiamo tirato fuori qualche sua “scivolata“ per ricordare a tutti che essere coerenti come Mister non é facile. La domanda non é come pretendere di più da Paolino... La domanda giusta é: "come non lasciarlo solo“ e come aiutarlo nel difficile ruolo di Mister?
Ecco che quell idea del Patto educativo da far firmare agli allenatori all'inizio dell'anno aiuta in questi casi. Diventa più facile, correggendo fraternamente Paolino, al posto di fare prediche o romanzine dire: “ascolta, ti ricordi questo foglio che hai firmato? Qui le regole del gioco, in termini educativi, erano scritte chiare."
Ancora più utile quell'idea (che a volte invece sembra solo tappezzeria) di avere un progetto educativo “chiaro e scritto“ e conosciuto davvero da Mister e Dirigenti. Se é così diventa elementare dire: ”non preoccuparti, sbagliare fa parte del cammino di tutti, ma devi ricordarti che noi non navighiamo a vista. Abbiamo un progetto educativo chiaro da realizzare. Altra fortuna che potrebbe avere Paolino sarebbe quella di trovarsi seduto in panchina, di fianco a lui, un vero Dirigente Accompagnatore e non un semplice “compila distinte o riempi borracce“. Se fosse così, statene certi, che quel dirigente accompagnatore avrebbe corretto Paolino al momento, impedendogli di fare gli errori che ha fatto. Già, vero… “ma dove li trovo Dirigenti così?“. Dove si trovano non lo sappiamo. Ma sappiamo che si possono formare. Ecco perché investire sulla formazione dei Dirigenti (a partire dal dirigente accompagnatore) non é questione di lana caprina ma elemento decisivo per il presente e il futuro di una società sportiva. Altra strada possibile è quella di insistere e sostenere la sua “formazione“. Partecipare ai corsi del Csi non vuol dire prendere un patentino o migliorarsi tecnicamente. Vuol dire vivere una grande opportunità per crescere come Mister, come uomo e come educatore. Ecco perché tante, tantissime società sportive, “pretendono“ che i loro Mister siano formati prima di andare in panchina ad allenare.
Abbiamo “tirato fuori“ qualche debolezza di Paolino per ricordarci che quello del Mister, se vissuto in chiave educativa, é un ruolo meraviglioso, affascinante, ma anche difficile e complesso. Non criticate mai i vostri Mister. Nemmeno quando sbagliano. Entrate invece nella logica di come “sostenerli“, di come “aiutarli a crescere“ nella coerenza educativa. Scivoloni e tentazioni ci possono essere. Quel che conta é correggersi e tenere salda la rotta educativa, quella, cioè, di mettere sempre al primo posto il bene dei ragazzi.
Massimo Achini