Vi siete accorti di cosa ci manca?
Due mesi "reclusi" in casa nella fase 1. Ora “uscite responsabili" nella fase 2.
La nostra vita stravolta. Dalla sera alla mattina. In modo inimmaginabile.
Bene, ci siamo accorti di che cosa ci manca davvero?
Ci mancano tutte quelle cose che avevamo in abbondanza e alle quali non davamo nessuna importanza.
Ci mancano gli abbracci, gli incontri, i sorrisi, la normalità, lo sport, i nostri ragazzi, gli allenamenti, la partita di campionato, l'aperitivo in compagnia... cose semplici. Più sono semplici, più ci mancano.
Non sentiamo la stessa mancanza per quelle cose che sino a ieri erano centro di gravità della vita di tanti (non di tutti): apparenza, successo (anche nello sport), ritmi frenetici, luoghi “in“ da frequentare, ecc. ecc...
Sono lezioni da imparare e da non dimenticare. Dobbiamo rimettere al centro della nostra vita le cose semplici ed importanti. Abbiamo toccato con mano quanto fanno la differenza. Prima o poi questa maledetta pandemia finirà. E lì la palla passerà a noi. Saremo noi a non dover sprecare l'occasione. Se tutto tornerà come prima (solo con la strada più in salita alla luce di un PIL intorno al - 8%) allora avremo perso due volte. Se qualcosa cambierà, avremo vinto.
“L’unico allenamento per la vittoria che conosco si chiama sconfitta" diceva qualcuno. Ecco allora che dal "disastro" del Coronavirus potrà nascere una società migliore. Ma accadrà solo se tutti l'aiuteremo a nascere. Come oggi serve il “distanziamento sociale" e funziona solo se ciascuno farà la sua parte, domani servirà il “riorientamento sociale" (rimettiamo al centro le cose importanti) e anche quello funzionerà solo se ciascuno farà la sua parte.
La storia dell'umanità non porta ad essere ottimisti. L'uomo dimentica in fretta. Le guerre ci hanno distrutto, ma abbiamo continuato a farle. Le disuguaglianze ci hanno diviso ma abbiamo continuato ad esasperare. Speriamo che questa volta sia diverso e che tutto non torni esattamente come prima.
In questi mesi abbiamo anche imparato a conoscere una nuova dimensione del tempo. Prima ne avevamo sempre troppo poco ed ogni azione era ritmata dalla fretta e dalla frenesia. Poi forse ne abbiamo avuto troppo. Abbiamo imparato di nuovo a stare con noi stessi per scoprire che a volte non ci conosciamo bene. Abbiamo avuto tempo per pensare e ripensare e per scoprire che abbiamo bisogno di conoscere meglio (dedicando attenzione e tempo) le persone che ci stanno a cuore e anche i nostri ragazzi.
Un buon educatore non é qualcuno che insegna qualcosa o che spiega all'altro come fare meno errori. Un buon educatore é uno che dice “voglio conoscerti di più, senza giudicare ma per camminare insieme".
Tra le cose che mancano da morire di questi mesi ci sono i ragazzi. Le loro risate, le loro sudate, le arrabbiature che ci facevano prendere... manca tutto... manca terribilmente!
Allora prepariamoci ad essere pronti alla ripartenza. Sempre di più saremo allenatori e dirigenti attenti: nessuno starà in panchina nel nostro cuore e nelle nostre attenzioni. Sedersi in “panca" durante la partita, per qualcuno sarà inevitabile e fa parte dello sport. Ma fuori da quei 90 minuti (o 5 set, o 4 tempi) ciasuno di loro sarà sempre titolare nel posto che ha nel nostro cuore.
Era così anche prima. Ma domani lo sarà di più.
Massimo Achini