Liberi di giocare
La proposta del CSI senza vincoli e senza premi di preparazione
Lettera di licenziamento ad un bambino di 9 anni. Non é uno scherzo. A riportare l’episodio é un articolo di Giulio Mola sul quotidiano Il Giorno uscito nelle scorse settimane.
In modi garbati e gentili una scuola calcio ha scritto al genitore invitandolo per la stagione successiva a trovare un’altra squadra per suo figlio perché da loro non avrebbe più avuto la possibilità di giocare.
Non si tratta di un caso isolato. Un’inchiesta, portata avanti dal giornalista Giulio Mola, dimostra come casi di questo tipo siano più diffusi di quello che si pensa.
Non possiamo limitarci a provare “sdegno” ed anche un po’ di rabbia di fronte a situazioni come questa.
Bisogna rimboccarci le maniche.
C’è un pezzo di calcio da cambiare.
Basta con una selezione che non ha nulla a che vedere con il bello ed il gusto di giocare. Nelle nostre società sportive, come in tantissime federali sia chiaro, nessuno resta a casa e la porta é sempre aperta per tutti.
Basta ai cartellini pluriennali in età “giocabile” che rendono, nei fatti, i ragazzi “schiavi” della loro società sportiva.
“Suo figlio vuole cambiare squadra ed andare a giocare con gli amici? Mi spiace ha firmato un biennale. Mi faccia contattare dal presidente della società che vediamo di metterci d’accordo”
Eh si, cari signori, esiste un calciomercato di quartiere o di paese dove si “tratta” il destino sportivo, e la felicità, di bambini per magari 10 palloni o 300 euro.
É follia, ma esiste e tutti lo sanno.
Stesso discorso per i premi di preparazione. Un conto è se un ragazzo da una società dilettantistica va a giocare in una professionistica, in quel caso il premio preparazione è accettabile. Ma si commenta da sola l’idea che se un ragazzo cambia società sportiva nel suo quartiere, magari per andare a giocare con gli amici, bisogna pagare il premio di preparazione per “risarcire” la società sportiva di appartenenza dei soldi che ha speso per farlo giocare sino ad allora.
Sembrano barzellette, ma sono invece la triste realtà.
Il Csi da sempre ha preso le distanze da tutto questo. Da noi sono tutti liberi di giocare.
Cartellino annuale per tutti. A fine anno ognuno va a giocare dove vuole. Nessuna schiavitù sportiva per nessuno. Di premi di preparazione o cose simili nemmeno l’ombra. Da noi si può cambiare società sportiva alla fine di ogni stagione senza alcun problema.
Il ragionamento di fondo è chiaro. Siamo lì per servire i ragazzi e non per diventare “proprietari” del loro destino sportivo.
Pensate che spesso ci hanno anche preso in giro per tutto questo.
Ci siamo sentiti dire per anni e decenni: “Si ma voi siete quelli dell’oratorio, dove uno può addirittura cambiare squadra come gli pare”.
Esatto, è proprio così. Solo che non é una “colpa” o un difetto. Noi siamo quelli che arriviamo prima degli altri.
Verrà un giorno in cui il calcio si libererà da alcune assurdità e in cui tutti i ragazzi saranno liberi di giocare.
Noi abbiamo semplicemente anticipato i tempi.
Ci batteremo con impegno per portare avanti il concetto di “libertà sportiva” per tutti, perché non ci interessano solo i ragazzi che giocano nel CSI, ma per tutti.
Complimenti alla redazione del quotidiano “Il Giorno” per aver acceso i riflettori su questi temi. Ne vale davvero la pena. In gioco c’è la felicità di tanti ragazzi.
Vi invito a leggere gli ultimi due articoli a cura di Giulio Mola in allegato.
Massimo Achini