Il grande tema del cyberbullismo sportivo
A tutti chiediamo di tenere gli occhi aperti, di parlarne con i ragazzi
C’é un tema delicato che va affrontato. Come presidenza ci abbiamo ragionato sopra una serata intera. É il tema del cyberbullismo sportivo. Capita raramente, ma capita.
Un ragazzo di una squadra scrive sui social: “domenica giochiamo contro la squadra x. Venite qui che vi facciamo un mazzo così”. Un altro perde una partita e scrive sui social ogni tipo di insulto contro l’altra squadra. Sono casi reali.
Addirittura, per via di insulti sui social, i tesserati di due nostre società sportive sono finiti alle vie legali.
Bene, che cosa fare in questi casi? A chi spetta intervenire? Quali azioni mettere in campo?
Sicuramente c’è una grande azione di prevenzione e sensibilizzazione da fare. Viviamo questi temi come lontani da noi ma non lo sono.
La frase: “ma no, i nostri ragazzi non lo farebbero mai...” risuona dentro tanti di noi, salvo poi accorgersi che le cose non stanno proprio così.
Ecco perché dal prossimo anno avvieremo una campagna di sensibilizzazione introducendo in tutte le iniziative formative per allenatori e dirigenti, il tema del cyberbullismo sportivo.
Mi piace ricordare ad esempio che la Fom ha aperto quest’anno una piattaforma che si chiama oraMIformo, dedicata alla formazione a distanza su questi temi. Risultano iscritti oltre 800 animatori d’oratorio. Solo 6 sono allenatori o dirigenti.
Lo dico solo per dire che dobbiamo abituarci a fare i conti con questa frontiera educativa.
Dobbiamo far crescere nelle società sportive la soglia di attenzione e di prevenzione su queste tematiche.
Ma questo non basterà. Se succede qualcosa che possiamo fare?
Un primo livello di intervento riguarda la società sportiva. L’altro giorno un Presidente mi ha raccontato che ha “cacciato” un suo allenatore perché sui social continuava a mettere commenti poco in linea con il loro progetto educativo. In campo si comportava tutto sommato bene, ma sui social era come se “impazzisse”. Altri mi hanno raccontato di loro interventi nei confronti dei ragazzi. Tra i ragazzi non si caccia nessuno, ovviamente, ma quello che conta é non ragionare con la mentalità: “va beh, sono fatti loro, a me non interessa”.
Un secondo livello riguarda il mondo dello sport e di conseguenza il Csi.
Qui purtroppo abbiamo le mani legate. L’ordinamento sportivo attuale, nei fatti, non ci permette di intervenire con la decisione che vorremmo avere.
Per una serie di aspetti legati alle normative in vigore, certi provvedimenti di giustizia sportiva sarebbero “complessi” se non impossibili. Provvedimenti di natura associava hanno un iter infinito (deferimento al procuratore associativo regionale) che non c’entrano nulla con la necessità di decidere rapidamente, tipica del mondo dello sport.
Giocoforza saremo costretti a “limitarci” a promuovere ogni azione di “incontro e alleanza educativa” tra le società eventualmente interessate da episodi di questo tipo. Saremo costretti ad attenzionare alla presidenza ogni caso di cyberbullismo sportivo (con eventuale sanzione associativa). Di più difficilmente potremo fare. E lo diciamo a malincuore.
Su questo terreno lo sport “arriva in ritardo”. Tremendamente in ritardo.
La scuola ha reagito al bullismo e al cyberbullismo cambiando le sue regole e nominando (su direttiva del Miur) un responsabile di queste tematiche in ogni scuola. Il mondo dello sport, sostanzialmente, resta a guardare. Lo dico provocatoriamente, ma lo dico.
Bisogna cambiare le regole. Dotarsi di strumenti che permettano di intervenire di fronte a casi gravi e seri. Trattandosi di ordinamento di giustizia sportiva non possiamo farlo noi come realtà provinciale.
Almeno non possiamo farlo adesso e subito. Ma torneremo a ragionare su queste tematiche perchè non vogliamo farci trovare impreparati.
Da settembre grande azione di formazione e sensibilizzazione dedicata a tutte le società sportive.
Nel frattempo “dietro le quinte” si lavorerà sulle normative sensibilizzando anche i livelli regionali e nazionali.
A tutti chiediamo di tenere gli occhi aperti, di parlarne con i ragazzi, di intervenire come società sportiva se dovesse capitare qualche episodio che non va bene.
Questa è una frontiera educativa del nostro tempo. Tutti insieme dobbiamo imparare a affrontarla.