Non accettare, ma abbracciare le difficoltà
15 settembre 2021
È un periodo bello ma difficile.
Bello perché siamo in odore di ripartenza. Difficile perché per “mettere insieme“ le squadre ogni società sportiva ha sudato e sta sudando sette camicie.
Tra Green Pass, Protocolli, gente da convincere e che si lamenta… ragazzi e ragazze che “sono spariti“ le fatiche di sempre si sono moltiplicate per dieci.
Come vivere questo periodo? Come dare senso a questa fatica?
L'altra sera ho accompagnato Daniele Cassioli a Lomagna per una serata di incontro con tutta la comunità.
Daniele lo conosciamo bene. É un gigante e ogni volta sorprende. La chiave di lettura c’è l'ha regalata lui, cieco dalla nascita, parlando della sua esperienza.
Rispondendo ad una domanda ha detto con chiarezza: “ho vissuto un periodo di grande rabbia per la mia cecità. Ero arrabbiato con Dio e con il mondo. Poi ho capito che la rabbia non mi avrebbe portato da nessuna parte e non mi avrebbe regalato la vista. Allora ho imparato a convivere e accettare le mie difficoltà. Ma il vero salto l'ho fatto quando dall'accettarle ho imparato ad abbracciarle e in un certo senso ad amarle. Ho capito che dentro quelle difficoltà mi si apriva un mondo di opportunità, e che stava a me coglierle".
Parole che non hanno bisogno di altre parole.
Anche noi siamo chiamati a vivere così questo periodo. Non serve lamentarci. Non serve demoralizzarci. Non serve “contare“ i numeri e pensare di avere per forza lo stesso numero di squadre di prima. Serve esserci. Serve esserci per i ragazzi e le ragazze. Serve abbracciare questo tempo di “pandemia quasi post“ (speriamo) e serve comprendere che a noi oggi é chiesto di vivere il servizio dentro questo tempo e con queste immense fatiche. Serve riuscire a farlo con gioia gustando ogni sorriso, ogni conquista, ogni gioia per un ragazzo o ragazza che si iscrive. Serve avere lo sguardo lungo cercando di non lasciare indietro nessuno e andando a cercare ogni ragazzo o ragazza che non é venuta ad iscriversi e che c'era lo scorso anno. Serve comprendere che i ragazzi avranno bisogno di essere accompagnati e abbracciati più di prima. Serve essere lievito nella comunità ed aiutare a riaccendere l'oratorio grazie alla società sportiva.
Sono tempi “difficili“ ma forse belli anche per questo. Mai avremmo immaginato due anni fa di dover vivere qualcosa del genere. Eravamo tutti presi da una routine che era diventata ordinaria, fatta di partite, spostamenti gara, palloni da comprare, genitori da calmare e via dicendo...
Ora lo scenario é cambiato. Siamo tutti, in prima linea, impegnati a risollevare una comunità dalle conseguenze di una Pandemia devastante.
Ogni fatica ha un senso grande. Ogni piccola conquista va vissuta con una gioia tutta nuova. Ogni allenamento o partita deve esser una festa perché questi momenti ci sono mancati troppo per tornare a considerarli semplicemente ordinari.
Ogni squadra “messa insieme“ deve essere un successo incredibile. Ogni aspetto di normalità riconquistato, un qualcosa che viviamo in pienezza.
Abbracciare le difficoltà non é per tutti. Ma é per gente come voi.
Massimo Achini
Bello perché siamo in odore di ripartenza. Difficile perché per “mettere insieme“ le squadre ogni società sportiva ha sudato e sta sudando sette camicie.
Tra Green Pass, Protocolli, gente da convincere e che si lamenta… ragazzi e ragazze che “sono spariti“ le fatiche di sempre si sono moltiplicate per dieci.
Come vivere questo periodo? Come dare senso a questa fatica?
L'altra sera ho accompagnato Daniele Cassioli a Lomagna per una serata di incontro con tutta la comunità.
Daniele lo conosciamo bene. É un gigante e ogni volta sorprende. La chiave di lettura c’è l'ha regalata lui, cieco dalla nascita, parlando della sua esperienza.
Rispondendo ad una domanda ha detto con chiarezza: “ho vissuto un periodo di grande rabbia per la mia cecità. Ero arrabbiato con Dio e con il mondo. Poi ho capito che la rabbia non mi avrebbe portato da nessuna parte e non mi avrebbe regalato la vista. Allora ho imparato a convivere e accettare le mie difficoltà. Ma il vero salto l'ho fatto quando dall'accettarle ho imparato ad abbracciarle e in un certo senso ad amarle. Ho capito che dentro quelle difficoltà mi si apriva un mondo di opportunità, e che stava a me coglierle".
Parole che non hanno bisogno di altre parole.
Anche noi siamo chiamati a vivere così questo periodo. Non serve lamentarci. Non serve demoralizzarci. Non serve “contare“ i numeri e pensare di avere per forza lo stesso numero di squadre di prima. Serve esserci. Serve esserci per i ragazzi e le ragazze. Serve abbracciare questo tempo di “pandemia quasi post“ (speriamo) e serve comprendere che a noi oggi é chiesto di vivere il servizio dentro questo tempo e con queste immense fatiche. Serve riuscire a farlo con gioia gustando ogni sorriso, ogni conquista, ogni gioia per un ragazzo o ragazza che si iscrive. Serve avere lo sguardo lungo cercando di non lasciare indietro nessuno e andando a cercare ogni ragazzo o ragazza che non é venuta ad iscriversi e che c'era lo scorso anno. Serve comprendere che i ragazzi avranno bisogno di essere accompagnati e abbracciati più di prima. Serve essere lievito nella comunità ed aiutare a riaccendere l'oratorio grazie alla società sportiva.
Sono tempi “difficili“ ma forse belli anche per questo. Mai avremmo immaginato due anni fa di dover vivere qualcosa del genere. Eravamo tutti presi da una routine che era diventata ordinaria, fatta di partite, spostamenti gara, palloni da comprare, genitori da calmare e via dicendo...
Ora lo scenario é cambiato. Siamo tutti, in prima linea, impegnati a risollevare una comunità dalle conseguenze di una Pandemia devastante.
Ogni fatica ha un senso grande. Ogni piccola conquista va vissuta con una gioia tutta nuova. Ogni allenamento o partita deve esser una festa perché questi momenti ci sono mancati troppo per tornare a considerarli semplicemente ordinari.
Ogni squadra “messa insieme“ deve essere un successo incredibile. Ogni aspetto di normalità riconquistato, un qualcosa che viviamo in pienezza.
Abbracciare le difficoltà non é per tutti. Ma é per gente come voi.
Massimo Achini